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William James Parlett

AWM 54 11/12/30/20

William James Parlett, un australiano di Adelaide impiegato come garzone di bottega, viene catturato in Libia vicino alla città di Derna tra il 7 e l’8 aprile 1941. Dopo la cattura, viene spostato al PG 66 di Capua, quindi al PG 57 di Grupignano e infine al PG 106 di Vercelli nel corso dei suoi più di due anni di prigionia. A Vercelli, lavora in una fattoria insieme ad altri sessanta prigionieri. Ricorda Parlett che la convivenza non era facile: «i prigionieri di guerra che lavoravano nella fattoria dov’ero avevano continue dispute con i padroni». Il 3 settembre 1943, l’intero gruppo viene spostato a Vercelli, in un campo vicino alla caserma della guarnigione. Il 9 settembre, viene comunicata ai prigionieri la notizia dell’Armistizio.

Ci fu detto di rimanere nel campo fino al raggiungimento di un accordo con le autorità britanniche per il nostro rilascio. Più tardi, quello stesso giorno, circolarono voci sul fatto che i tedeschi stessero marciando su Vercelli. I soldati italiani disertarono e la gran parte dei soldati che ci sorvegliavano abbandonarono i loro posti. Di conseguenza, tutti i prigionieri di guerra, me incluso, che erano nel campo fuggirono semplicemente camminando fuori dai cancelli. La fuga avvenne il 10 settembre 1943.

Il gruppo ben presto si fraziona in gruppetti più piccoli e i fuggiaschi si disperdono nella zona. Parlett, insieme ai soldati semplici Edward Price, William Hyde e Henrite Fogg, decidono di seguire il corso del Sesia. Marciano per circa una settimana, finché non giungono ad una fattoria, «chiamata Casini Ronchi».

Non so il nome del proprietario della fattoria […]. Rimanemmo lì per circa due settimane e durante quel periodo il contadino ci diede cibo ed abiti. Durante la notte Price, Hyde, Fogg ed io ci separavamo, dormendo nelle diverse latrine della fattoria.

La loro permanenza, però, non passa inosservata:

Dopo circa due settimane nella fattoria Price e Hyde vennero catturati. Io e Fogg non eravamo con loro al momento della cattura e, essendoci accorti di quel che stava succedendo, ce la svignammo nel granturco. Quella notte tornammo alla fattoria ma il proprietario era troppo spaventato per fare altro per noi. Il figlio, il quale prima della guerra era stato un fascista, era fuggito dalla fattoria e si era nascosto.

I due riprendono quindi la loro marcia verso nord, procedendo per circa 80Km (50 miglia), finché non incrociano un italiano che parla inglese, il quale promette di metterli in contatto con delle guide perché possano fuggire in Svizzera. L’italiano ospita i due fuggiaschi per la notte e, il giorno successivo, le due guide li conducono via treno a «Valli Mossa» (con ogni probabilità il borgo di Valle Mosso), da dove inizia la loro marcia sulle montagne.

Sui monti le guide ci consegnarono ad una dozzina di patrioti i quali ci dissero che non avremmo potuto passare in Svizzera perché i passi montani erano bloccati per via del maltempo. Ci dissero anche che i passi erano ben sorvegliati dai tedeschi. Rimanemmo con questi patrioti per circa due settimane. C’erano anche quattro altri australiani e tre britannici (tutti ex-prigionieri di guerra) con loro.

In quel periodo, Fogg si sposta presso un’altra banda, mentre al gruppo di Parlett si unisce un altro australiano, Clive Caterson.

Purtroppo, a questo punto del racconto di Parlett, le informazioni sui suoi spostamenti diventano confuse per via dei numerosi errori che commette nel riferire i nomi dei luoghi che visita. Quel che è certo è che, dopo circa due settimane con i partigiani, pattuglie tedesche arrivano nella zona, non è chiaro se in ricognizione o per un vero e proprio rastrellamento. I partigiani, saputa la notizia, si dileguano ed il gruppetto di prigionieri fuggiaschi, seguendo il consiglio di un italiano, cerca di spostarsi più in profondità sui monti, per sfuggire alla cattura. Parlett ed i suoi si portano quindi nei pressi di due villaggi («Codgila» e «Messaranga») ma, nel tragitto, Harvey cade e si rompe una gamba. Fortunatamente, riescono a trovare un dottore, il quale si occupa della frattura. In questo periodo, il supporto della popolazione è fondamentale per farli sopravvivere:

Mentre eravamo in quest’area i civili italiani ci aiutarono moltissimo portandoci del cibo, vestiti, sigarette e tabacco. Le Sorelle della Misericordia di Codgila furono tra coloro i quali ci aiutarono. Non so il nome di nessuno di loro, ma abbiamo dato un biglietto di carta a molti di coloro i quali ci aiutarono, con scritti i nostri nomi e numeri di servizio.

Nel frattempo, però, la guerra partigiana nella zona si intensifica, e i tedeschi vengono allo scontro con le bande sui monti. Di conseguenza, il nemico inizia ad occupare i villaggi, rendendo la ricerca di cibo molto più complessa per i fuggiaschi. Nonostante tutto, questi sopravvivono all’inverno e, alla fine di marzo 1944, Parlett, Caterson, Hornsey e Vaughan decidono di spostarsi più a valle, tornando nei pressi di Vercelli. Caterson, in particolare, è afflitto da un problema all’occhio e decide quindi di tornare alla fattoria dove aveva lavorato quando era ancora prigioniero di guerra, in cerca di aiuto. Anche i tre del gruppo di Parlett decidono di tornare ad una delle fattorie che aveva impiegato prigionieri di guerra, nello specifico quella in cui avevano lavorato Hornsey e Vaughan. «La gente di questa fattoria ci diede cibo e vestiti, ma erano troppo spaventati per nasconderci. Non ricordo i loro nomi».

Il gruppetto riesce a restare nella zona ancora per due mesi, fino al 24 maggio 1944, quando sono sorpresi da alcuni soldati tedeschi e catturati. Dopo una breve sosta a Mantova i tre sono trasferiti in Germania, nello Stalag 7°, nella Bavaria meridionale. Parlett rimane qui fino alla fine della guerra.

Solo una volta liberato, a Londra, Parlett apprende della sorte dei suoi compagni di fuga. Caterson era riuscito a restare nascosto nella fattoria dove si era rifugiato fino alla fine della guerra. Ben altra sorte era toccata invece al secondo gruppo di ex-prigionieri nascosti sulle montagne. Questi, infatti, erano stati tutti trucidati dai tedeschi all’inizio di aprile 1944.

 

Campi legati a questa storia

Bibliografia/Fonti

AWM 54 11/12/30/20, [Prisoners of War and Internees – Escapes:] Statements by; Pte L A Trevithick; Pte D G Henderson; Pte W Harrison; Pte S Hancock; Cpl B G W Meale; Pte R MacGregorp Cpl A K McLennan; Cpl A G Morrisonp; Pte D H McGregor; Sgt A L Overton, WO11, W Pack; Pte G Parker; Pte L J Parsons; Dvr H F Padgett; Dvr W J Parlett; L/Cpl L H L Pfeiffer; Sgt H J Smith; Pte N L White.

AWM 402/10, – [Middle East – Recovered Prisoners of War (POW), Rolls, 1939-34 War:] Book 10 – N to Q, William James Parlett.