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William Edwards

5° Battaglione, Green Howards

Dopo l’armistizio diversi gruppi di prigionieri inglesi, che avevano abbandonato il PG.115 di Morgnano, si rifugiano tra le colline intorno a Spoleto con l’obiettivo di evitare una ricattura e il trasferimento in Germania. Anche William, assieme ad altri sei compagni, trova riparo nella zona e sopravvive grazie al cibo che la popolazione del luogo fornisce loro.

Il piccolo gruppo rimane per circa tre mesi presso una baracca abbandonata, nascosta all’interno di un fitto bosco in località Roselli, a pochi chilometri da Spoleto. È un luogo che reputano sicuro e che solo una persona del posto avrebbe potuto individuare perché assai impervio e isolato.

Augusto Trappetti, che abita nei dintorni, ricorda come:

dopo l’armistizio io facevo la conoscenza di parecchi prigionieri inglesi che abitavano in questa zona. Fra questi sapevo che sei abitavano in una casetta in un bosco su una collina vicino a casa mia. Uno dei sei lo conoscevo molto bene siccome veniva spesso a casa mia a prendere (il) mangiare per gli altri cinque. Lo chiamavo sempre Guglielmo o Billi. […] Aveva circa 26 anni, di altezza circa 1.70, corporatura media, capelli biondi, occhi castani. Egli disse che era della fanteria e che veniva da Londra.

La notte del 20 gennaio 1944, mentre William e i suoi compagni sono alla ricerca di cibo tra i casolari nelle vicinanze, vengono a sapere che fascisti e tedeschi sono a caccia di prigionieri evasi. Non danno però peso alla notizia, convinti si tratti “delle solite chiacchiere”. A notte fonda, tuttavia, sono svegliati dalle grida di una voce che in italiano intima loro di uscire, seguita da una raffica di mitragliatrice, che squarcia la porta d’ingresso e rimbalza nella stanza. I militari chiedono, prima di raggiungere l’esterno, di avere il tempo di vestirsi, ma sono presto raggiunti da nuovi colpi che feriscono due dei prigionieri.

L’artigliere Kennet Howart, che testimonia a proposito della vicenda, racconta come una volta fuori si fossero trovati di fronte un capitano fascista e un sottufficiale tedesco, posizionati a circa cinque metri dalla baracca e scortati da altri militi tedeschi e fascisti.

Il sottoufficiale tedesco si fece avanti e ci perquisì, poi ci contò, scoprendo che eravamo solo cinque: ci chiese allora dove fosse l’altro uomo, dimostrando la conoscenza precedente del nostro gruppo. Mi guardai intorno e vidi che mancava William, che doveva ancora essere nella casina. Il sottoufficiale tedesco mi ordinò allora di andare alla porta e di chiamare l’altro uomo; così feci e vidi il soldato Edwards che giaceva sullo stomaco nella paglia, ma non ci fu risposta. A questo punto il sottufficiale tedesco, dalla porta, prese deliberatamente la mira con la mitragliatrice e svuotò l’intero caricatore sul suo corpo.

Ai compagni di Edward viene ordinato subito dopo di vestirsi, mentre il sottoufficiale tedesco prende possesso dei loro beni e lancia una bomba contro la struttura che prende parzialmente fuoco. Mentre si allontanano riconoscono tra i presenti un civile che guida il gruppo tra la vegetazione; capiscono così di essere stati “venduti”: 2.400 lire è la cifra pagata dai tedeschi per un bottino di sei prigionieri.

Appena fuori dal bosco, nei pressi della casa di Augusto, che li ha più volte sfamati, vengono fatti salire su un camion e di lì condotti a Spoleto. I tedeschi, inoltre, incendiano tutti i pagliai intorno all’abitazione prima di partire. Gli artiglieri Wilkins, Bellinger e Howart sono in seguito trasportati in treno in Germania presso lo Stalag 4b di Muhlberg.

L’ultima volta che vidi Bill vivo – ricorda Augusto – era la sera del 19 gennaio. Verso mezzanotte trovai un gran reparto di tedeschi e fascisti che rastrellavano la mia casa. […] Poco dopo una quindicina di loro partirono verso il bosco dove erano i sei prigionieri. Dopo circa tre quarti d’ora tornò la squadra con cinque prigionieri inglesi. Notai che due di essi erano feriti, uno al petto e l’altro ai piedi. Billi non era fra loro. […] Arrivati alle macchine un tenente fascista mi disse che vi era il cadavere di un prigioniero nella casetta nel bosco e mi ordinò di sotterrarlo, dicendo che se io non faccia [sic] ciò ucciderebbe me e la mia famiglia.

Assieme ad altri uomini del luogo Augusto si reca presso la baracca per recuperare il corpo martoriato di William, che viene sepolto nei pressi del rifugio con una croce sulla fossa.

Nel 1946, un’indagine della commissione investigativa sui crimini di guerra inglesi porta a identificare coloro che, fungendo da spie, avevano rivelato ai tedeschi il nascondiglio dei sei prigionieri. Non si arriva, tuttavia, a nessuna condanna. Rimangono, inoltre, senza un nome i fascisti e i tedeschi coinvolti nell’uccisione del soldato inglese, reato per cui nessuno è mai stato punito.

Il 2 maggio 1945 la salma di William è tumulata presso il cimitero di guerra di Assisi.

Campi legati a questa storia

Fonti
  • Janet Kinrade Dethick, The Long Trail Home, Lulu.com, 2016 (trad. it., La lunga via del ritorno: i prigionieri alleati in Umbria (1943-44), Perugia, Morlacchi, 2018).
  • TNA, WO 311/1239 “Shooting of Private William Edwards, Roselli, near Spoleto, Italy, January 1944”