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John Myers

Royal Artillery

Il granatiere John Myers, della Royal Artillery, viene catturato a Mersa Matruh il 29 giugno 1942, quando ha ventitré anni. Inizialmente viene ricoverato all’ospedale di Tobruk, dove resta un mese. Viene poi trasferito in un campo di prigionia a Bengasi e, nell’ottobre 1942, portato in Italia, al PG 51 di Altamura (BA). Il mese successivo, viene trasferito di nuovo, stavolta al PG 70 di Monturano (AP).

John si unisce ben presto ad un gruppo di prigionieri impegnato nella costruzione di un tunnel per fuggire. Dopo dodici giorni di scavi, il tunnel viene ultimato, la terra nascosta in scatole della Croce Rossa posizionate sotto i loro letti. «Lasciammo il campo di notte, ma il primo uomo ad uscire trovò le guardie ad aspettarlo quando emerse dal tunnel e fu immediatamente arrestato. Sospettammo che il piano fosse stato denunciato agli italiani da un prigioniero».

John non tenta altre fughe, ed arriva il girono dell’armistizio. I prigionieri inizialmente obbediscono allo stay put order, che prevedeva che aspettassero nei campi l’arrivo delle truppe alleate a liberarli. Tuttavia, il 14 settembre 1943, «il cibo iniziò a scarseggiare e con il soldato Beaton, decidemmo di scappare». La fuga avviene senza problemi, perché non si sono guardie, però Beaton viene arrestato quasi subito quando i due incrociano una pattuglia di carabinieri, ma John riesce a fuggire.

Dopo tre giorni di marcia, giunge a Montelparo (FM), dove incontra il soldato Samuel Parsons. I due vengono accolti da un contadino, che li nutre e fornisce loro degli abiti civili. Samuel e John ripartono il 20 in direzione di Ascoli, sperando di poter passare le linee del fronte. Il 23, vicino a Maltignano (AP), i due vengono sorpresi da due autoblindo e un motociclista tedeschi.

Le due macchine ci superarono ma il motociclista, mentre si avvicinava, suonò il clacson. Ci buttammo a terra. Immediatamente, io tornai indietro, attraversai la strada e fuggii tra le colline. Mentre salivo in cima ad un pendio, mi voltai e vidi che stavano caricando Parsons in una delle macchine.

John torna a Montelparo, dove incontra un altro evaso, il granatiere William Jones. La loro permanenza nel villaggio termina l’11 novembre 1943, quando i due vengono catturati durante una retata condotta dai fascisti e ricondotti al PG 70. Questa nuova permanenza nel vecchio campo, tuttavia, dura poco. Il 18 novembre la RAF mitraglia il campo e, nel caos generale, John riesce a fuggire nuovamente, insieme a ventisette altri prigionieri, tra cui William Jones. Senza sapere dove andare, John torna da chi lo aveva accolto in precedenza a Montelparo. Tuttavia, dopo circa un mese, viene nuovamente catturato durante una retata organizzata dai fascisti, il 19 dicembre, insieme ad altri tredici fuggiaschi. Il gruppo viene inviato al PG 53 di Sforzacosta (MC).

Senza lasciarsi scoraggiare, John si unisce ad un gruppo di prigionieri che vogliono tentare la fuga. I prigionieri rimuovono i mattoni dal muro esterno della loro baracca e scavano un tunnel nella neve che copre il terreno. L’evasione ha successo nella notte del 2 gennaio 1944. Ancora una volta, John torna, insieme ad un suo compagno di fuga, il soldato Bowman, dai suoi benefattori a Montelparo, che lo accolgono nuovamente.

Rimasi qui fino a marzo, anche se ad un certo punto mi unii ad una banda di patrioti locali che furono poi costretti a disperdersi quando il loro campo fu attaccato dai tedeschi. Durante questo periodo mi recai anche a Sernano, dove sapevo che i patrioti avevano il loro quartier generale, e mi fu data una considerevole somma di denaro, proveniente da fondi che [i partigiani] avevano ricevuto per via aerea dalla RAF.

Il 21 marzo, i nazi-fascisti perquisiscono Montelparo, dove scoprono e uccidono il segnalatore Sidney George Smith, mentre John riesce miracolosamente a mettersi in salvo. Raggiunge così Monteleone (FM) e poi tenta di tornare a Montelparo ma, questa volta, gli italiani hanno troppa paura e John decide sia meglio ripartire immediatamente. Passa qualche giorno alla macchia e poi, quando le acque si sono calmate, torna a vivere a Montelparo.

Il 10 maggio lasciai Montelparo con il soldato John Gianella, […] per raggiungere le linee alleate. Il giorno dopo, mentre stavamo riposando a Montalto, la casa fu circondata dai fascisti e dovemmo consegnarci. Ci portarono al loro quartier generale per la notte e il giorno dopo fummo mandati alla prigione di Ascoli. Qui c’erano molti prigionieri politici italiani, oltre a greci, cinesi e circa 24 prigionieri alleati – australiani, americani e britannici.

Furono i soldi che John aveva con sé, avuti dagli italiani, a risolvere la sua situazione. Nel carcere, infatti, entra in contatto con un maggiore jugoslavo, condannato a morte perché in possesso di una radiotrasmittente. Il maggiore gli consiglia di corrompere una guardia perché contattasse i partigiani del luogo, i quali avrebbero dovuto organizzare un’evasione.

Quando fui catturato l’ultima volta avevo con me 59.000 lire[1], parte delle quali aveva ricevuto dai partigiani, e parte mi era stata data dai miei benefattori a Montelparo. 30.000 lire mi erano state prese quando fui perquisito ad Ascoli, ma ero riuscito a salvare il resto del denaro. Di conseguenza, avvicinai una guardia che sapevo avere simpatie per gli alleati. Disse che era disposto a contattare i partigiani per la somma di 3.000 lire, che gli diedi immediatamente

Pochi giorni dopo, nel giugno 1944, una banda partigiana che opera vicino a San Vito (TE), piomba sulla prigione, disarma le guardie «che opposero poca resistenza» e libera tutti i prigionieri. John, con gli altri, viene portato al loro quartier generale. «Fummo raggruppati e il capo della banda chiese se li avremmo aiutati a liberare Ascoli. Tutti rifiutarono, eccetto per il soldato Tipping […] e me. Entrammo in città mentre i tedeschi si stavano ritirando e riuscimmo a catturare solo qualche nemico». Il giorno dopo le avanguardie britanniche arrivano in città e a John viene ordinato di restare dov’è, deve aiutare la Field security section a catturare i fascisti locali (è probabile che avesse imparato l’italiano durante la sua fuga, il che lo rendeva un elemento prezioso per questo tipo di compiti).

John lascia Ascoli esattamente un anno dopo la proclamazione dell’armistizio, l’8 settembre 1944, e raggiunge Napoli. Da qui parte per il Regno Unito il 22 settembre.

Fonti
  • TNA, WO 208/3325/49, Myers, J. Prisoners of War Section. Escape/Evasion Reports: Code MI9/SPG: 2814.

 


Note:

[1] Equivalenti a circa 19.000 euro attuali.