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John Gordon Langdon

Il sergente maggiore John Gordon Langdon era nato nel 1915 e, di professione, è un impiegato dell’azienda petrolifera Shell in Sierra Leone. Viene catturato il 1° giugno 1942 a sud di Gazala, Libia. Gli italiani lo portano a Brindisi, dove arriva il 17 dello stesso mese. Tre settimane dopo, viene spostato al PG 65 di Altamura-Gravina, dove rimase fino al giugno del 1943.

Appena arrivato al campo, John inizia a organizzare la sua fuga insieme al sergente Kidd e un guastatore appartenente al battaglione del sergente. Lavorano per tre mesi, tagliando lentamente un buco nella recinzione. Nel marzo 1943 tutto è pronto, ma le guardie, forse già allertate della fuga, li aspettano al varco e il piano fallisce. Senza perdersi d’animo, il 30 aprile John e Kidd fanno un altro tentativo. Con la complicità di due prigionieri che cedono loro il posto, si intrufolano in un gruppo di lavoro. Il piano è di nascondersi in un edificio sulla via per il luogo dove lavorano i prigionieri. Tuttavia, Kidd non può dileguarsi, poiché ha una guardia proprio alle spalle. John invece ci riesce e lo aspetta nell’edificio fino a notte, quando decide di allontanarsi nella campagna. Affamato, bussa ad una fattoria, dove gli danno del cibo e del vino. Il terzo giorno, tenta di nuovo di farsi sfamare ad una fattoria, ma viene catturato dai giovani italiani che vi trova, i quali lo consegnano ai carabinieri. Viene portato a Potenza e interrogato, ma John inventa una storia su come ha scalato la recinzione per non rivelare nulla. «Presero tutti I miei beni personali, che non ricevetti mai indietro».

Quando tornai al campo a Gravina, il comandante del campo mi aspettava alla recinzione e dovetti mostrare come l’avevo superata. Le due guardie in quel settore furono messe agli arresti nella cella a fianco alla mia. Per poco non mi hanno linciato. Fui rinchiuso per undici giorni.

In giugno 1943, tutti i prigionieri più “riottosi” vengono spostati al PG 52 di Pian di Coneglia (GE). John vi rimane fino a quando viene proclamato l’armistizio. «Il colonnello italiano promise che ci avrebbe difeso con i suoi 260 uomini contro qualsiasi tentativo tedesco di prendere il campo. Il 9 ottobre sessanta tedeschi arrivarono, disarmarono gli italiani senza incontrare resistenza, e occuparono il campo».      
Il 10 settembre, i tedeschi iniziano a spostare i prigionieri in gruppi di mille, inviandoli verso la Germania. John è nell’ultimo gruppo e viene portato alla stazione il 13. John, che ha a disposizione un «cavo robusto», lo lega al tetto del vagone. Intorno a mezzanotte, si cala nel foro di ventilazione (che non ha una grata a coprirlo) e, mentre il treno prende una curva, il sergente Knowles salta dal vagone insieme a lui. Un altro prigioniero, il soldato semplice Smith, salta dopo di loro e li raggiunge. Il gruppo è a circa tre Km da Cremona.

I fuggiaschi sono accolti in una fattoria vicina, rifocillati e vestiti. Si rimettono in marcia verso sud il giorno dopo, tenendosi lontani dalle strade principali, e incontrano un altro fuggiasco dal loro stesso treno, il soldato Friedman, un sudafricano. I quattro decidono di dividersi, perché hanno paura che il gruppo stia diventando troppo grande. John e Knowles formano una coppia, Friedman e Smith l’altra.
I due proseguono dunque verso i monti. Il 20 Settembre arrivano a Bardi (PA), dove incontrano uno scozzese che si presenta come «Jock». Knowles con Jock decidono di restare nel paese, mentre John riparte da solo. Ben presto, arriva nei pressi del ex-PG 52 a Soglio (GE), dove incontra una donna italiana che aveva vissuto in America per sedici anni, la quale lo prende sotto la sua protezione. John rimane nella casa della donna per circa venti giorni, recuperando le forze.

Un giorno andai all’ex-campo e contattai il quartiermastro italiano. Mi diede degli abiti civili dalle scorte che erano rimaste lì, e anche del cibo e delle sigarette. Feci visita al colonnello che era stato comandante del campo e gli dissi senza peli sulla lingua cosa pensavo del comportamento che aveva tenuto quando erano arrivati i tedeschi e avevano occupato il campo.

John incontra un altro prigioniero fuggiasco, il nocchiere Cantle, che si nascondeva nella zona da qualche tempo. Cantle era in contatto con uno svizzero che viveva lì. In ottobre, questo svizzero fornisce loro due guide e due biciclette e vengono condotti a Cavi Ligure (GE). Sulla strada, vengono però intercettati da due pattuglie tedesche. Tuttavia, da Cavi «venimmo condotti in un campo, poco fuori dalla città, che era il quartier generale di un gruppo partigiano». Qui John incontra il soldato Kennard Davis, che si trovava lì orami da tre settimane, e anche lui era un fuggiasco del PG 52. I tre restano nel campo fino al 25 ottobre, quando Cantle si reca da un amico a Chiavari (GE). Questo amico fornisce a John e Kannard cibo, abiti e 2000 lire.

Il 2 novembre 1943, i due lasciano i partigiani e si dirigono a Busalla (GE). Qui incontrano un italiano che parla inglese e che accetta di procurare loro due biglietti ferroviari e accompagnarli a Genova. I due arrivano così in città nel pomeriggio del 3 novembre e rimangono a dormire nell’appartamento di un amico della loro guida. «Durante il pomeriggio la RAF bombardò la città e dovemmo andare in un rifugio, dove Davis fu quasi preso da un tedesco perché si accese una sigaretta». La guida gli fornisce alcuni «abiti rispettabili» e dei biglietti ferroviari per la Francia. I due partono il giorno dopo e quella sera sono a Imperia.        
John e Davis si allontanano dal centro abitato e raggiungono le colline, marciando per tutto il giorno successivo. Dopo due giorni, arrivano a Triora (IM), la speranza è di poter passare il confine sui monti, perché la costa è pesantemente sorvegliata dal nemico. Ancora una volta, ricevono l’aiuto di un italiano che parla inglese, il quale li aiuta a corrompere altri due italiani perché facciano da guide. Dopo una marcia estenuante, i due si ritrovarono in Francia, nel villaggio di Fontan. Da lì raggiungono Sospel, dove tentano di trovare qualcuno che parli inglese. Trovano solo il proprietario di un piccolo hotel, che però rifiuta di aiutarli. Per di più, il posto si riempie di tedeschi e i due sono costretti alla fuga.

John e Kannard rimangono nascosti nella boscaglia per alcune ore, finché i tedeschi non abbandonano il villaggio e quindi si dirigono a sud. Lungo la strada, si fermano a Drap, dove riescono a prendere il tram che li porta a Nizza il 12 novembre 1943.

Volevamo del cibo ma non avevamo soldi francesi. Ci dirigemmo verso un piccolo ristorante al porto, dove provammo a farci cambiare i soldi che avevamo. Un francese che mangiava lì capì che eravamo inglesi. Ci diede del cibo e organizzò le cose perché potessimo avere una stanza nel ristorante. Il giorno dopo (13 Nov) tornò con un altro francese che parlava inglese molto bene […]. Dopo essersi assicurato della nostra identità, ci portò al suo appartamento a Nizza, e si occupò di noi in maniera superlativa.

I due restano a Nizza tre settimane, a volte spostando il loro nascondiglio. Alla fine, sono portati dai francesi ad Antibes e nascosti in una fattoria del posto, dove restano altre due settimane. Il piano dei francesi è di portarli a Parigi, ma non riescono a concretizzarlo. Kennard, pochi giorni prima di Natale, si reca a Nizza, per organizzare la loro fuga verso la Spagna. Tuttavia, un bombardamento della RAF lo blocca in città ed è poi costretto a fuggire a Montecarlo, separandosi così da John.          
Infine, in marzo 1944, John viene portato ad Avignone, passando per Cannes e Marsiglia. Qui entra in contatto con le forze partigiane francesi (FFI) con qui collabora finché non entra in contatto con le truppe americane a metà settembre 1944 e rimpatriato nel Regno Unito.

Campi legati a questa storia

Fonti
  • TNA, WO 208/3324/64, Langdon, J G. Escape/Evasion Reports: Code MI9/SPG: 2551.