Seleziona una pagina
w

John Edward Hughes

John Edward Huges nasce nel 1917 e, prima della guerra, è impiegato nell’industria meccanica. Nel 1940 si arruola nella RAF, dove svolge la funzione di radio operatore. Il 4 dicembre 1941, il suo aereo si inabissa nelle acque dello stretto di Messina, non è chiaro se viene abbattuto o per problemi tecnici. Dei tre membri dell’equipaggio, solo John si salva, mentre il pilota, il sergente Kidby, e il navigatore, il sergente Butcher, muoiono entrambi. John viene tratto in salvo da un peschereccio italiano e portato all’ospedale di Messina. Resta in cura per un mese, fino al 6 gennaio 1942, quando viene trasferito al campo di transito di Roma, probabilmente il PG 50. Qui resta poche settimane, fino al 27 del mese, e viene quindi spostato al PG 59 di Servigliano, dove resta fino alla proclamazione dell’armistizio.

Nel campo i prigionieri devono affrontare diversi problemi: la mancanza di riscaldamento nelle baracche, servizi igienici insufficienti e il vitto non adeguato. Inoltre, i prigionieri britannici sono spesso oggetto di punizioni da parte dei loro carcerieri, per via della loro maggiore propensione alle fughe. Clamorosa quella tra l’11 e il 12 settembre 1942, quando ben undici prigionieri riescono ad evadere, anche se i fuggiaschi sono presto ricatturati.

Alla proclamazione dell’armistizio, il comandante del campo, Colonnello Enrico Bacci, non vuole lasciar fuggire i prigionieri, i quali tuttavia si organizzano, sotto la supervisione dell’ufficiale medico John Dereck Millar e, il 14 settembre 1943, evadono in massa, praticando una breccia nel muro di cinta mentre altri, con la complicità delle guardie, escono direttamente dai cancelli principali. Circa 1500 prigionieri riescono in tal modo a fuggire. John è tra loro e si allontana dal campo con due compagni: il Quartiermastro Pawley e il Sergente Newell.

I tre si dirigono verso sud ma, non conoscendo il territorio, si perdono frequentemente e la loro marcia è lenta e difficile «spesso ci ritrovammo a girare in tondo». Il gruppetto attraversa diversi villaggi della provincia dell’Aquila: Poggio Castelli, Capitignano, Aragno, Castelvecchio e Bussi (PE). Infine, i tre decidono di fermarsi a Aragno, dove restano, nascosti dalla popolazione, per i mesi seguenti.   
Il 4 febbraio 1944, John e Pawley ripartono, mentre Newell preferisce restare nel paese. Verrà poi catturato dai tedeschi in aprile. I due raggiungono Poggio Castelli, dove sostano fino alla fine di aprile, insieme a tre neozelandesi e sei britannici, anche questi in fuga attraverso l’Italia. Evidentemente, il gruppo entra in contatto con dei partigiani del luogo, perché John scrive che, in questo periodo, ricevono un lancio aereo di provviste, e Pawley ne ricava un nuovo paio di stivali.

Alla fine di aprile, i due si rimettono in marcia e riprendono il loro vagabondare nella regione, tornando ad Aragno, Castelvecchio e Bussi, anche più volte nel giro del mese successivo. Infine, a Poggio Castelli (AQ) incappano in due tedeschi. Questi però sono nella loro stessa condizione: sono infatti disertori in fuga dai loro ormai ex-commilitoni. Il quartetto presto si ingrossa, con l’aggiunta di altri cinque prigionieri britannici fuggiaschi. Il 15 giugno 1944, il gruppo decide di recarsi ad Amatrice, dove sostano per un paio di giorni. Dopo un’ultima marcia, che li vede passare per Montereale (AQ), entrano finalmente in contatto con le forze britanniche in avanzata all’Aquila il 20 giugno.         

John, Pawley e i due tedeschi vengono così portati con un camion a Chieti, dove i tedeschi sono fatti prigionieri. I due britannici sono invece inviati a Napoli. Il 9 luglio, infine, John viene fatto partire in aereo per il Regno Unito, dove arriva dopo aver fatto tappa a Casablanca. Sono passati circa 31 mesi da quando era stato catturato.

Campi legati a questa storia

Fonti
  • TNA WO 208/3320/80, Hughes, J E. Prisoners of War Section. Escape/Evasion Reports: Code MI9/SPG: 2048.