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Evan Llwellyn Edwards

II Battaglione Welch Regiment

Il sergente Edwards, del secondo battaglione Welch Regiment, è catturato a Tobruck in Libia, l’11 febbraio 1942. Giunto in Italia transita dal PG. 85 di Tuturano, Brindisi, e dal PG. 65 di Gravina. Nel giugno 1943 è trasferito presso il PG. 52 di Pian di Coreglia (Genova), dove, l’8 settembre, è raggiunto dalla notizia dell’armistizio.

Il 15 settembre le forze tedesche prendono il controllo del campo. I soldati presenti sono raggruppati baracca per baracca e alcuni tra loro vengono immediatamente selezionati per essere trasferiti in Germania. Evan fa parte dei primi gruppi di sottoufficiali che, condotti a piedi fino alla stazione di Chiavari, sono stipati su diversi vagoni ferroviari in partenza.

L’intenzione è però quella di provare a fuggire durante il viaggio. Alle due del mattino del 16 settembre 1943 il sergente Edwards è il primo, di un gruppo di tre soldati (il sergente MacNeil e Irvine della RAF), a calarsi dal finestrino del convoglio.

Evan Edwards durante il Dachau War Ttrial, Dicembre 1945
Fonte: J. Kinrade Dethick, La lunga via del ritorno

La fuga riesce: i militari scoprono di essere a pochi chilometri a nord di Cremona. Decidono di dirigersi verso Sud.

Nei giorni a seguire transitano da Mantova e Modena, anche attraversando a nuoto il fiume Po. Passano poi da Bologna, dove incontrano quattro italiani che si dimostrano assai bene disposti nei loro confronti. Davanti a una galleria, alla periferia della città, tagliano un grande albero che ne blocca l’accesso.

Il viaggio prosegue verso Forlì attraverso Lugo, dove si imbattono spesso in convogli militari tedeschi. Per non destare troppi sospetti decidono di separarsi, ognuno prosegue da solo.

Evan si dirige verso l’Umbria, tutto procede senza problemi fino all’arrivo alle porte di Terni, dove i tedeschi sono impegnati in esercizi militari. Sperando di trovare un luogo sicuro dove nascondersi, si rivolge a un uomo che incontra per strada, ma questi lo tradisce:

Mi disse di conoscere un “circolo” a Terni, ma che dovevo essere vestito in borghese, si allontanò e tornò dopo un’ora con un paio di pantaloni, un cappotto, una camicia. Salimmo su un treno per Terni e dopo qualche minuto andò in bagno. Pochi secondi dopo il suo ritorno, un ufficiale, un sergente e due uomini della Luftwaffe vennero verso di me con le rivoltelle pronte. Mi chiesero i documenti di identità in italiano e, dato che non ne avevo nemmeno uno, cercai di bluffare. Poi l’ufficiale mi parlò in inglese dicendomi di stare attento e di non provare a ingannarlo “all’inglese”. Fui perquisito davanti a tutte le persone della carrozza e il mio foglio matricolare insieme ai miei documenti di attestazione furono trovati: venni ammanettato e portato a Perugia.

Interrogato presso il comando tedesco di Perugia, Evan non risponde alle domande che gli vengono poste. A causa del suo silenzio viene fatto sedere e legato. Al termine dell’interrogatorio i soldati tedeschi lo congedano dicendo «Amiamo il nostro Fuhrer». La risposta provocatoria di Evan non si fa attendere «Quando lo prendiamo noi gli mostriamo un altro tipo di amore». Per la sua affermazione riceve alcuni violenti schiaffi.

Sempre in manette è spostato in un altro edificio e consegnato ai fascisti che lo prendono a spinte e calci per circa dieci minuti, per poi trasferirlo presso il carcere di Perugia, dove stazionano circa duecento prigionieri ammanettati e pronti per essere trasferiti in Germania.

Quella sera stessa, stipati su un camion, i militari sono portati presso la stazione della città e fatti salire su un treno merci.

È il 5 ottobre 1943, il treno li conduce dapprima a Bologna, poi al campo di concentramento di Dachau, raggiunto in data 11 ottobre 1943, dove Evan è internato come prigioniero politico.

Vi trascorre otto mesi, venendo regolarmente picchiato e perdendo quasi metà del suo peso, prima di essere finalmente trasferito.

Evan Edwards è stato l’unico prigioniero britannico a testimoniare nei successivi processi per crimini di guerra. La sua deposizione circa i maltrattamenti subiti a Dachau, nel corso del processo avviato dagli Stati Uniti, ha permesso di condannare alcuni dei responsabili.

Fonti
  • Steve Duffy (29 aprile 2020), Dachau concentration camp: How WW2 survivor helped convict ‘sadists’, BBC news, https://www.bbc.com/news/uk-wales-52444284
  • Janet Kinrade Dethick, The Long Trail Home, Lulu.com, 2016 (trad. it., La lunga via del ritorno: i prigionieri alleati in Umbria (1943-44), Perugia, Morlacchi, 2018).
  • Testimonianza di Evan Edwards al Dachau War Trial (8 December 1945): http://iwasindachau.blogspot.com