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Dennis Hutton Fox

2657301 Gdsm, 3 Coldstream Guards, 1 Armd Division

foto per gentile concessione della famiglia di Dennis Hutton Fox / Photo courtesy of Dennis Hutton Fox’s family

Dennis Hutton Fox (1919-2002) nasce nel Warwickshire e nel 1936, all’età di 17 anni, si arruola nei Coldstream Guards contro il volere di sua madre, la quale avrebbe desiderato per lui e gli altri figli un futuro negli studi. Per l’arruolamento è necessario essere maggiorenni, pertanto Dennis modifica i suoi dati anagrafici di un anno e così ha inizio la sua esperienza nell’esercito. Inizialmente inserito nel Primo Battaglione dei Coldstream Guards, in seguito, spinto dal desiderio di recarsi in Egitto, viene trasferito nel Terzo Battaglione e con quest’ultimo inizia l’addestramento nei pressi del Canale di Suez.

Mentre si trova in Palestina apprende dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, evento che induce il suo battaglione a spostarsi lungo il confine con la Libia dove iniziano i primi scontri a fuoco e le prime incursioni contro i tedeschi.

Dopo una lunga e infruttuosa resistenza contro l’assedio tedesco della città di Tobruk, il 21 giugno 1942 Hutton Fox e il suo battaglione sono costretti alla resa e chiunque provi a fuggire viene catturato come prigioniero di guerra.

Anche Dennis viene fatto prigioniero di guerra dai tedeschi e insieme al suo reggimento vengono tradotti nei campi di concentramento libici che egli ricorderà sempre con orrore per via delle condizioni disumane a cui erano sottoposti i prigionieri, fra tutte la privazione di acqua potabile e gli assembramenti per poter riuscire a bere.

Siamo sbarcati al porto militare di Taranto dove, quando siamo usciti sul ponte, abbiamo visto per la prima volta la potenza della flotta nemica, sia italiana che tedesca, ed è stato davvero spaventoso pensare che stavamo combattendo contro qualcosa di così formidabile!
Siamo stati mandati in un paio di campi, uno dei quali si chiamava Bendizi, su un camion per il trasporto del bestiame in un viaggio in treno molto lungo che è durato circa tre giorni, credo.  Avevamo i soliti problemi di mancanza di latrine – era tutto molto squallido – e in questi campi vivevamo solo in bivacchi sulle montagne. Alla fine fummo portati in un campo italiano a Benevento, o “Il campo dell’inferno”, come era conosciuto. Potrei non ricordare i nomi

Dopo aver transitato presso il campo di concentramento di Brindisi (P.G.n 85) e quello di Benevento (P.G.n.87), noto come “campo dell’inferno” a causa dell’assenza di requisiti igienico sanitari, Dennis viene collocato presso il campo per prigionieri alleati di Nocera Inferiore (P.G. n 206).

È da qui che avviene la prima fuga di Dennis, il quale riesce a fuggire approfittando del cambio della guardia dei carabinieri del campo. Travestito a sua volta da carabiniere, Dennis si dirige verso Avellino dove crede che il suo reggimento sia da poco sbarcato sulla costa campana ma proprio nei pressi della spiaggia viene catturato dai carabinieri, ricondotto al campo e picchiato selvaggiamente fino a perdere i sensi.

I soldati non erano molto contenti di noi e i carabinieri erano furiosi perché li avevamo messi in ridicolo indossando le loro uniformi. Inoltre, un paio di soldati erano stati uccisi durante la fuga e ci incolpavano, quindi siamo stati riportati al campo, spogliati nudi e picchiati fino a farci perdere conoscenza.

Dopo una settimana in cella di isolamento Dennis Hutton Fox viene condotto al campo di concentramento n.53 di Sforzacosta, in provincia di Macerata nelle Marche. Dopo una breve permanenza decide nuovamente di fuggire in piena notte sfruttando a proprio vantaggio l’effetto sorpresa sulle sentinelle italiane a guardia del campo. La fuga anche questa volta riesce e Dennis si trova a girovagare per le campagne marchigiane senza sapere dove andare e senza conoscere il territorio che lo circonda.

Ricordo che in quel periodo vagavo per le montagne, rimanendo in quota, ma non così in alto da praticare alpinismo, semplicemente lontano dalla civiltà.  C’erano cottage e fattorie isolate e luoghi dove occasionalmente si poteva chiedere del cibo.

In alcune occasioni riesce a racimolare qualcosa da mangiare e nonostante la sua condizione sia molto precaria, grazie al fatto di essere libero, egli riesce comunque a mantenere alto il morale.Dopo un lungo cammino Dennis si ferma nei pressi di un vecchio monastero che in poco tempo scoprirà essere l’abitazione della famiglia Tassi e della famiglia Antonucci.

Mateo era gentile con me.  Aveva combattuto nella divisione italiana dell’esercito americano durante la Grande Guerra e parlava qualche parola di inglese.  Mi disse che nella zona c’erano molti tedeschi e mi nascose in una grotta, dove i membri della sua famiglia mi portavano da mangiare, ma non mi era permesso salire in casa.  Rimasi lì per circa due settimane, poi una notte ci fu un terribile terremoto.

Il capo famiglia Mattia lo invita a fermarsi in quel luogo e gli offre tutto il necessario per riprendersi dal vagabondaggio e per evitare di imbattersi nelle squadre nazifasciste che pattugliano la zona. Il tre ottobre 1943, mentre in città e presso Colle San Marco infuriano gli scontri tra i tedeschi e le locali bande partigiane, un violento terremoto viene avvertito in tutta la provincia, terrorizzano lo stesso Dennis che assiste al crollo di alcuni parti del soffitto del monastero. Per motivi di sicurezza Dennis viene invitato ad alloggiare presso una grotta nelle vicinanze dell’abitazione ma quando i tedeschi circondano la zona, Dennis si trova in trappola ed è costretto a costituirsi.

foto per gentile concessione della famiglia di Dennis Hutton Fox / Photo courtesy of Dennis Hutton Fox’s family

Mentre ero lì dentro, ho sentito improvvisamente delle voci tedesche, così mi sono nascosto dietro una porta in una delle stanze. Più tardi ho saputo che una pattuglia tedesca di paracadutisti aveva occupato la stanza di fronte a quella in cui mi ero nascosto e che ero in trappola!  Hanno iniziato a sistemare il loro quartier generale lì e ne sono arrivati sempre di più!

Nel momento in cui viene interrogato, gli viene richiesto di rivelare i nominativi delle persone presso le quali aveva ricevuto aiuto e in quel momento, vedendo il terrore nei volti dei familiari di Mattia, Dennis decide di non cedere e per questo viene duramente percosso con il calcio del fucile dai militari tedeschi.

Successivamente i tedeschi mi portarono ad Ascoli, a qualche chilometro di distanza, dove fui rinchiuso in una prigione civile, quindi caricato su un camion e portato a nord di Firenze, dove fui rinchiuso in un campo tedesco. Gli italiani erano ancora in guerra, ma noi avevamo invaso la Sicilia e quindi stavano trasferendo tutti i prigionieri in Germania.

Rinchiuso in un carcere militare nei pressi di Firenze e destinato alla deportazione in Germania, Dennis viene temporaneamente condotto al lavoro coatto come riparatore di camion tedeschi e sorvegliato a vista da due sentinelle che lo affiancano nelle mansioni.

Una sera, quando è già buio, Dennis elabora uno stratagemma per fuggire una terza volta e a questo scopo chiede ad uno dei suoi collaboratori sorveglianti di fornirgli un oggetto distante per poter effettuare una riparazione. Proprio mentre la sentinella si allontana, Dennis fugge verso l’uscita.

Ad ogni modo, una sera ho perso tempo fino a tardi e ha cominciato a fare buio. Le guardie mi stavano inseguendo per farmi tornare indietro ed è stato allora che ho chiesto a una delle sentinelle di andare a prendermi un attrezzo. Ho quindi afferrato delle pinze dal kit con cui stavo lavorando e ho colpito la sentinella sulla testa con il cofano! Ho corso come un matto verso l’uscita con le pinze e, dato che non c’erano sentinelle di cui preoccuparsi, ho subito iniziato a tagliare il filo che circondava il campo. Beh, mi hanno sparato e si è scatenato l’inferno, ma sono riuscito a scappare!

Di nuovo in libertà, le circostanze del momento lo spingono a tornare indietro e ad attraversare l’appennino centrale. Dennis è costretto nuovamente a cercare di sopravvivere come può, rubando del cibo, approfittando dell’aiuto occasionale che riceve lungo il suo tragitto e muovendosi principalmente durante le ore notturne per evitare di essere ricatturato.

Ero fuggito da questo campo di prigionia poche settimane dopo il mio arrivo e ora mi facevo strada attraverso le montagne, senza sapere dove stavo andando, ma felice di essere libero! L’Italia era ancora in guerra con noi ed era molto difficile, quindi vivevo principalmente rubando nelle case isolate durante la notte e spostandomi prima dell’alba.

 Durante il percorso verso sud apprende della firma dell’Armistizio tra l’Italia e gli Alleati ma nemmeno questa consapevolezza di non essere in territorio nemico agevola la sua condizione, dal momento che le famiglie contadine sono terrorizzate dalla minaccia di rappresaglie nazifasciste e nel complesso, non si fidano di lui credendo che si tratti di un ladro con cattive intenzioni.

Ho continuato a camminare. Non riconoscevo il luogo in cui mi trovavo, non avevo mappe né una bussola. Non sapevo nemmeno dove fossi stato, ma un giorno  ho visto un monastero isolato e non potevo crederci:  ero tornato a San Giorgio!! .  È stato un vero miracolo.  Sebbene il terremoto avesse ridotto il posto in macerie, la famiglia viveva ancora in un’ala dell’edificio. Mi sdraiai su alcune rocce e rimasi a guardarlo per circa un’ora. Non vedevo traccia dei tedeschi né di altre persone, finché una delle figlie, Ada, entrò e uscì dalla cucina due o tre volte e io la chiamai a bassa voce e lei mi sentì. Credo che fosse terrorizzata.  Comunque, mi fece sdraiare lì e scomparve in casa. Rimase via per circa tre quarti d’ora, poi uscì suo padre Mateo e mi accompagnarono in una grotta.

Dennis Hutton Fox prosegue il suo cammino nel tentativo di raggiungere l’esercito Alleato che ora stava avanzando progressivamente verso Nord quando, con stupore incredulo, comprende di essere tornato nuovamente presso le famiglie Tassi e Antonucci, i quali accettano, non senza rischi, di accoglierlo nuovamente ospitando nella consueta sistemazione all’interno della grotta nei pressi dell’edificio.

foto per gentile concessione della famiglia di Dennis Hutton Fox / Photo courtesy of Dennis Hutton Fox’s family

La mia caverna era molto asciutta, ma chiunque venisse a trovarmi lasciava impronte molto grandi, quindi era piuttosto rischioso, e Mateo decise che per me era più sicuro stare con loro a San Giorgio, perché era estremamente improbabile che una pattuglia tedesca salisse sulla montagna in quelle condizioni. La neve durò fino a dopo Natale del 1943, quindi trascorsi dei momenti meravigliosi con questa famiglia a San Giorgio senza sentirmi in pericolo, e fu allora che li conobbi davvero bene: li conoscevo già abbastanza bene, ma trascorrere il Natale con loro nella loro casa fu davvero bellissimo. Maria mi insegnò a usare la macchina da cucire e io cucivo vestiti con lei, cambiavo i letti e aiutavo Ada e Yolanda nelle faccende domestiche e nella preparazione dei pasti. Ci sedevamo tutti intorno al fuoco e discutevamo, dato che ormai parlavo abbastanza bene l’italiano. Era bello stare di nuovo in compagnia di belle donne, ma ovviamente non è mai successo nulla tra me e nessuna delle figlie, perché non avrei mai potuto tradire la fiducia di Mateo in alcun modo. Questa famiglia stava rischiando tutto per salvarmi la vita: gli dovevo davvero tanto!

Il legame con le famiglie Tassi e Antonucci si consolida a tal punto che Mattia consente a Dennis l’ingresso in casa loro, presso la quale egli trascorre il Natale e l’inverno tra il 1943 e il 1944. Dennis viene impiegato in alcune mansioni casalinghe, come ad esempio cucire, e spesso viene richiesto il suo aiuto per il cambio dei letti e per la preparazione dei pasti. Non ultimo, i membri più giovani delle famiglie gli offrono lezioni di italiano.

La permanenza di Dennis presso le due famiglie ascolane si conclude nella primavera del 1944, quando il 18 giugno Ascoli viene ufficialmente liberata dal nazifascismo e Dennis è così libero di potersi recare a Roma dove viene rimpatriato, prima a Liverpool e successivamente a casa sua, dopo una lunga assenza di oltre cinque anni.