Seleziona una pagina
w

Claude Weaver

WO 208/3315/6

Claude Weaver, uno studente americano originario dell’Oklahoma, è tra i più giovani prigionieri di guerra fuggiaschi di cui abbiamo notizia. Nato il 13 febbraio 1923 (altre fonti riportano la data di nascita come il 18 agosto), aveva appena 18 anni quando entra in servizio e 19 quando viene catturato sul suolo italiano. Il 9 settembre 1942, quasi un anno esatto prima della proclamazione dell’armistizio tra gli Alleati e l’Italia, lo Spitfire che pilota viene infatti abbattuto dalla contraerea italiana e precipita su una spiaggia poco lontano dalla cittadina di Comisio, nella Sicilia meridionale. Weaver viene rapidamente individuato e catturato dai carabinieri locali e trascorre i giorni successivi nella mensa italo-tedesca del borgo, prima di essere condotto al PG 50 Caserma Macao, all’epoca un campo di transito verso altre destinazioni, il 14 settembre. Qui Weaver trascorre circa due settimane e viene sottoposto a diversi interrogatori. In questo periodo, ha come compagno di cella un australiano, il quale, però, non riesce a conquistarsi la sua fiducia:

Ne fui sospettoso fin dal principio, poiché discutendo di spettacolo e donne non sembrava avesse visto nessuno show in Inghilterra dopo il 1937, ed usava l’espressione “preservativo” (“preservative”), al posto di “preventivo” (“preventative”). Non riuscì a sapere nulla da me.

Il 29 settembre Weaver arriva dunque al PG 21 di Chieti, dove tenta per la prima volta la fuga nel marzo del 1943. Il piano era piuttosto semplice: aprirsi un varco nella recinzione e scappare. Tuttavia, Weaver resta appeso al filo spinato e viene scoperto dalle sentinelle, le quali, per punizione, lo percuotono selvaggiamente. «Una di loro ruppe il suo fucile su di me». Weaver viene recluso per trenta giorni in cella, ma i suoi compagni riescono a fargli arrivare pacchi dall’esterno.

Forse proprio per via del tentativo di fuga, a metà del mese viene trasferito nuovamente, questa volta al PG 49 di Fontanellato. Durante il viaggio, insieme a tre ufficiali dell’aeronautica americana, Weaver tenta nuovamente la fuga, cercando di saltare dal treno in movimento. Tuttavia, poiché non si presenta l’occasione adatta, i quattro devono infine desistere.

A Fontanellato, in ogni caso, Weaver non si dà per vinto. Trova un compagno nel sergente americano Wendt ed i due elaborano un piano di fuga attraverso le fogne del campo. Inizialmente, il piano sembra funzionare ma, dopo aver percorso una certa distanza nel tubo, i fuggiaschi scoprono che la via è sbarrata da un ostacolo imprevisto: «il contenuto [del tubo] si era compattato e aveva otturato l’uscita». Weaver e Wendt, quindi, devono tornare indietro ma, perlomeno, non vengono scoperti.

Dopo tre mesi nel PG 49, Weaver riesce a farsi trasferire nuovamente con altri americani a Chieti, dove torna a metà giugno 1943. In questo campo, quindi, riceve la notizia dell’Armistizio l’8 settembre 1943. Dopo un primo periodo di incertezza, fugge insieme al tenente colonnello Rideout la mattina del 17 settembre:

A quel punto i tedeschi erano entrati nel campo. Il Senior British Officer aveva dato il via libera, e le guardie italiane avevano in gran parte disertato. Scavalcammo due barriere di filo spinato e un muro alto cinque metri [sedici piedi]. Fummo richiamati da una delle guardiole sopraelevate (penso da un tedesco) ma facemmo finta di essere ubriachi, gridammo “Amigo” e non ci spararono addosso.

I due fuggiaschi erano bene equipaggiati rispetto alla media. Un altro ufficiale del campo, il tenente Goldingham, aveva fornito loro dei lasciapassare fasulli in cui si dichiarava fossero lavoratori spagnoli, utilizzando le foto di riconoscimento scattate dagli italiani stessi nel campo. «Indossavamo delle giubbe militari blu quando ci fotografarono, ma avevamo ritagliato le foto in modo che si vedesse solo il colletto». Inoltre, i due erano riusciti a ricalcare delle mappe su fazzoletti di seta e fabbricare due rudimentali bussole.

Così equipaggiati, Weaver e Rideout si dirigono verso sud-ovest, giungendo ben presto al borgo di Fara San Martino «che trovammo pieno di internati civili». Una donna russa fornisce loro 100 lire per il viaggio, mentre due ragazzi italiani si uniscono ai due fuggiaschi nella speranza di raggiungere il fronte a sud. Grazie alla loro guida, Weaver e Rideout raggiungono la stazione ferroviaria, dove riescono a prendere un treno alle prime luci del mattino del 18 settembre. A bordo, alcuni civili accettano di scambiare i loro abiti con le uniformi dei due fuggiaschi, essendo queste ultime ben più calde dei primi. Il gruppetto scende dal treno all’una del pomeriggio, a Villa Santa Maria, spostandosi poi ad Agnone, dove passa la notte.

I giorni successivi sono di marcia: il 19 settembre fino a Sant’Elena, il 20 fino a Campobasso e quindi a Riccia, poiché i tedeschi sono saldamente installati nella città. Il 21 il gruppetto giunge a Motta, dove Weaver e Rideout si separano dai due ragazzi italiani. Due giorni dopo sono a Lucera «da dove potevamo vedere Foggia. Fummo informati che Foggia era ancora nelle mani dei tedeschi. A questo punto, avevamo acquisito dei bastoni da pastori, cappelli e delle grandi barbe».

A mezzogiorno del 24 settembre i due raggiungono Melfi, molto vicino alla linea del fronte. Tuttavia, all’ultimo la fortuna che li aveva accompagnati fino a quel momento sembra abbandonarli. Durante la marcia verso Rionero, Weaver si sloga la caviglia e i due per poco non vengono catturati da una pattuglia tedesca che sta percorrendo i binari ferroviari. In qualche modo, arrivano a Rionero, dove si installano in una casa vuota. Rideout a questo punto lascia Weaver per cercare del cibo ma, cogliendo l’occasione propizia, riesce addirittura a varcare il fronte, tornando poi dal suo compagno il 25, insieme ad un mulo per trasportarlo, fornitogli dalle truppe canadesi che aveva incontrato.

Senza perdere tempo, i due ripercorrono la via battuta da Rideout e giungono in un villaggio controllato dalle forze britanniche, indicato da Weaver come “La Capiscola”.

Dopo un interrogatorio, Weaver viene portato in aereo a Malta già il 27 settembre, dove viene rapidamente riassegnato al suo squadrone nella RAF. Weaver troverà la morte in combattimento nei cieli della Francia quattro mesi dopo, a vent’anni, il 28 gennaio 1944.

Bibliografia/Fonti

TNA WO 208/3315/6, M.I.9/S/P.G.(Italy) 1470: Name: Claude Weaver, Warrant Officer, R83374., 185 Squadron, Middle East Command. Captured: Comiso (Sicily), 9 September 1942. Arrived in UK: 16 October 1943.