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Claude Max Vallentin

WO 208/3317/1695

Claude Max Vallentin, Brigadiere della quinta Indian Division, viene catturato il 5 giugno 1942 durante un contrattacco condotto da truppe italiane vicino a Bir Harmat (Bir-el Harmat), sul confine tra Libia ed Egitto. Viene subito portato in Italia, dove trascorre prima alcuni mesi nel PG 35 di Padula e quindi, il 4 settembre 1942, viene definitivamente spostato a Villa Orsini, presso il PG 78 di Sulmona. La villa ospitava una decina di generali e le loro ordinanze e le condizioni di vita erano migliori rispetto a quelle del campo vicino. Vallentin trascorre in cattività un anno, fino all’annuncio dell’Armistizio tra gli Alleati e l’Italia l’8 settembre 1943.

L’11 settembre, avendo avvistato alcuni trasporti tedeschi sulla strada per la villa, i prigionieri si dividono in gruppi da cinque e si disperdono, grazie anche alla complicità delle guardie italiane, le quali tagliano alcuni varchi nelle recinzioni attorno alla villa.

[…] decidemmo di incontrare il Generale Klopper in una località concordata per raccogliere informazioni, Klopper era in contatto con gli italiani. Gli altri nel mio gruppo erano: il Brigadiere Stephen Williams; il Brigadiere A. Anderson; il Caporale W. Snailum (il mio attendente); il Brigadiere Hay.

Il giorno seguente, i tedeschi effettivamente occupano il PG 78 e Vallentin ed i suoi compagni si nascondono sui monti, «restando ancora legati a Sulmona per quanto riguardava l’acqua ed il cibo». Nei giorni successivi, però, visto che la presenza dei tedeschi nella zona cresce, si spostano a sud, nella zona di Pettorano, dove ancora i contadini forniscono loro cibo. Possono così restare nascosti, cambiano periodicamente il loro nascondiglio, fino al 23 ottobre.

A questo punto, i fuggiaschi decidono di essere in troppi per poter continuare la fuga e si dividono «amichevolmente» in due gruppi: Williams, Hay ed Anderson decidono di restare ancora qualche tempo nella zona, mentre Vallentin e Snailum si dirigono verso sud con una guida italiana.

Ci eravamo lasciati crescere la barba e i capelli e indossavamo abiti molto vecchi. Avevamo concordato una storia: eravamo due carbonai di Pescara e mio figlio (Snailum) era sordo come una campana.

Il giorno successivo passano per il borgo di Opi, dove dormono nella capanna di un pastore, il 25 sono a San Donato, ed il giorno dopo nei pressi di Settefrati. Qui, vengono fermati da un ufficiale tedesco alla guida di una carovana di muli che trasportano provviste:

[…] ci chiese i documenti. Gli dissi nel mio miglior italiano che non ne avevamo e ripetei la storia dell’essere carbonai. Mi aprì il cappotto. Avevo una borraccia britannica con me che fortunatamente non riconobbe come tale, e mi chiese semplicemente se contenesse caffè. Quando risposi “solo acqua”, si girò. Qualche minuto dopo, incrociai il suo sguardo, feci timidamente il saluto fascista e aggiunsi “buonasera”. Ci scacciò con un gesto della mano e noi ci allontanammo, camminando lentamente. Avevo detto a Snailum di comportarsi come se fosse uno stupido e lui interpretò la parte meravigliosamente.

La marcia dunque procede, anche se subito vengono colti da un altro imprevisto. I piedi di Vallentin sono infatti in cattive condizioni (l’ufficiale ha quasi cinquant’anni) ed il gruppetto è costretto a fermarsi per circa dieci giorni in una piccola fattoria a est di Picinisco, dove vengono accuditi. Il 6 novembre sono di nuovo in viaggio, sempre più vicini al fronte, e sostano nel villaggio di Acquafondata. Il giorno successivo, nei pressi di Viticuso, si imbattono in altri fuggiaschi: i Brigadieri Reid e Thompson ed altri ex-prigionieri. Questi dicono a Vallentin e Snailum che intendono passare le linee del fronte il giorno successivo e ripartono immediatamente. Girovagando nella zona, l’11 novembre, Vallentin e i suoi compagni si imbattono in un italiano, il quale li conduce ad una baracca «ben nascosta» dove i tre restano per quasi un mese, nella speranza che sia il fronte a sopravanzarli e di ritrovarsi così nel territorio controllato dagli Alleati.

Tuttavia, questa eventualità non si realizza e, il 9 dicembre, accompagnati da una nuova guida, Vallentin e Snailum si rimettono in cammino. Il 10 sono nuovamente nei pressi di Viticuso, ma devono tornare indietro per via della presenza dei tedeschi, venendo anche fermati da una pattuglia:

Dicemmo di essere rifugiati dalla provincia di Venafro, che la mia casa era stata distrutta nei bombardamenti, mia moglie era rimasta uccisa e mio figlio (Snailum) reso sordo dalle bombe. Ci mettemmo tutti a piangere alla fine della storia e l’ufficiale tedesco ci lasciò andare.

Finalmente, nella notte dell’11 dicembre, i tre riescono a passare le linee del fronte, raggiungendo un avamposto del 157° reggimento americano di fanteria vicino a Pozzilli. Dopo un anno e quattro mesi in Italia, Vallentin può tornare nel Regno Unito.

Campi legati a questa storia

Bibliografia/Fonti

TNA WO 208/3317/1695 Brigadier C M Vallentin, MC (service number 3158). Service: Army. Escaped from Villa Orsini, attached to Campo 78, Sulmona; rejoined British Forces in Italy.