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Arthur Daniels

Royal Army Service Corps

Arthur Daniels era nato il 16 giugno 1916 e, in tempo di pace, faceva il giardiniere a Hylton, Sunderland. Durante la guerra viene assegnato ai Royal Army Service Corps come autista ed è catturato il 22 giugno 1942 a Tobruk. Nelle settimane successive, transita attraverso diversi campi in nord Africa, prima a Derna, poi a Bengazi e infine è trasferito a Brindisi in agosto. Passa poi per il PG 8, a Benevento, dove trascorre i mesi di settembre e ottobre, il PG 66, a Capua, dove rimane per la prima metà di novembre, poi per il PG 53, a Macerata, dove è rinchiuso dal novembre 1942 fino a maggio 1943. Infine, viene trasferito al PG 106 di Vercelli, un campo di lavoro, dove rimane per i mesi successivi, fino all’armistizio dell’8 settembre 1943 tra gli alleati e l’Italia.

Per i due giorni successivi all’armistizio, le guardie si rifiutano di lasciar uscire i prigionieri dal campo. È solo il 10 che un gruppo di sentinelle, più amichevoli nei confronti dei prigionieri, accetta di voltarsi dall’altra parte. «Abbattemmo la recinzione e scappammo. L’intero campo evase in questo modo». Arthur si trova a dividere la strada con un altro autista dei RASC, Hope, e con il granatiere Hollands, della Royal Artillery. I tre raggiungono Villarboit (Vercelli), dove sono accolti dagli abitanti, che li nutrono e li tengono al sicuro fino alla fine di novembre. Nel villaggio arrivano poi altri tre fuggiaschi, Hollingsworth, carrista, Hopkinson, RASC, e Goldin, fuciliere. La zona è, in effetti, per la vicinanza con il confine svizzero, una direttrice di fuga molto frequentata in quel periodo e anche nei mesi successivi, potendo contare anche su un consistente numero di partigiani, organizzati in brigate, che controllano il territorio montano.

È proprio grazie all’aiuto di partigiani e della popolazione, che il gruppo arriva alla frontiera svizzera all’inizio di dicembre 1943. Tuttavia, non tutti scelgono di varcarla. Arthur, Hope e Hollands decidono invece di tornare indietro, «non volevamo essere internati». I tre si spostano vicino a Stresa, dove sono ospitati da una banda partigiana, anche se Arthur non riporta quale sia. Due giorni dopo, sono nuovamente a Villarbot, dove prendono in carico altri sette prigionieri fuggiaschi che conducono alla frontiera. Si può forse dire che si fossero integrati nella comunità italiana che aiuta gli ex-prigionieri alleati a raggiungere la salvezza.

Il 3 dicembre Hollands decide di varcare anche lui il confine, mentre Arthur e Hope si spostano verso Vercelli, «vagando nella campagna», almeno fino a maggio 1944, quando si uniscono ad una banda partigiana a Suno. La banda riceve rifornimenti aerei dalla Raf e riesce anche a liberare i borghi di Gozzano e Gravellona, prima di essere ricacciata indietro dal contrattacco tedesco. Hope perde la vita durante la difesa di Gravellona. Purtroppo, Arthur non è specifico riguardo le date, ma le azioni che descrive sono coerenti con il quadro della lotta partigiana in Piemonte nell’estate-autunno del 1944, quando i partigiani riescono a creare diverse zone libere che vengono poi distrutte dai nazi-fascisti con l’arrivo dell’autunno e l’esaurirsi dell’avanzata alleata da sud; cosa questa che permette ai tedeschi di spostare divisioni dal fronte nelle retrovie.

Il 15 settembre Arthur si imbatte in un gruppo di britannici che combatte con i partigiani. Tuttavia, le loro riserve di munizioni e cibo sono ormai agli sgoccioli, e si decide che fosse più prudente varcare la frontiera con la Svizzera. Il 19, dunque, si consegnano alle guardie di frontiera, e vengono poi trasferiti in un campo per la quarantena. L’8 ottobre 1944 Arthur prende un treno per Marsiglia, e quindi una nave per Napoli il 15. L’ultimo viaggio lo porta da Salerno e Liverpool, dove arriva, finalmente, il 2 novembre, dopo più di un anno di prigionia a un altro da partigiano sui monti piemontesi.

Campi legati a questa storia

Fonti
  • TNA WO 208/3324/131, Account of escape of 183397 Dvr. Daniels, Arthur, 31 Company., R.A.S.C.