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PG 55 - Busseto

Autore/i della scheda: Isabella Insolvibile

Dati sul campo

Comune: Busseto

Provincia: Parma

Regione: Emilia-Romagna

Ubicazione: - Busseto

Tipologia campo: concentramento

Numero convenzionale: 55

Numero di posta militare: 3200

Campo per: sottufficiali – truppa

Giuristizione territoriale: Difesa Territoriale Milano

Scalo ferroviario: Busseto

Sistemazione: accantonamento

Capacità: 760

In funzione: da 04/1943 al 09/1943

Comando/gestione del campo: Magg. Giuseppe Dacci

Cronologia:
Aprile 1943: alcune centinaia di prigionieri alleati sono assegnati al campo.
Dopo l’8 settembre 1943: il campo viene occupato dai tedeschi. I prigionieri passano nelle loro mani.

Presenza dei prigionieri alleati nel campo di Busseto

Data Generali Ufficiali Sottufficiali Truppa TOT
30.4.1943     4 200 204
31.5.1943     4 750 754
30.6.1943   1 4 750 755
31.7.1943   1 904 905
31.8.1943   1 4 750 755
 

Storia del campo

Il campo è realizzato nel palazzo delle Scuderie di Villa Pallavicino. È utilizzato per ufficiali greci e jugoslavi che, nel marzo 1943, vengono trasferiti a Rezzanello. Alcune centinaia di prigionieri alleati vi stazionano, a quel punto, per alcune settimane tra l’aprile e il settembre dello stesso anno. Molti vengono adibiti a lavori in quattro distaccamenti situati nel cremonese.
Le condizioni del campo sono difficili, soprattutto per lo stato degli impianti idrico, fognario ed elettrico, ma anche per la carenza di scorte, soprattutto alimentari. Il ricorso ai beni contenuti nei pacchi della Croce Rossa o delle famiglie per integrare le razioni è prassi quotidiana, come in tutti gli altri campi italiani.
All’armistizio il campo viene immediatamente occupato dai tedeschi, che deporteranno i prigionieri. In uno dei suoi distaccamenti, il n. 55/6 di Costa Sant’Abramo (Castelverde, CR), però, i prigionieri «si impossessa[…]no dei fucili delle guardie italiane senza alcuna resistenza da parte di queste ultime», e riescono a fuggire [Absalom, L’alleanza inattesa, p. 140].
Il palazzo delle Scuderie viene abbandonato e depredato dopo il settembre del 1943. Nel dopoguerra è occupato da alcuni sfollati, poi trasformato in falegnameria e successivamente abbandonato di nuovo. È stato recuperato in anni recenti e dal 2014 ospita il museo Renata Tebaldi.

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