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PG 118 - Prato Isarco

Autore/i della scheda: Costantino Di Sante

Dati sul campo

Comune: Cornedo dell’Isarco

Provincia: Bolzano

Regione: Trentino-Alto Adige

Ubicazione: Prato all’Isarco - Cornedo dell’Isarco

Tipologia campo: concentramento, lavoro

Numero convenzionale: 118

Numero di posta militare: 3200

Campo per: sottufficiali – truppa

Giuristizione territoriale: XXXV Corpo d’Armata

Scalo ferroviario: Prato all’Isarco

Sistemazione: accantonamento

Capacità: 800

In funzione: da 05/1941 al 09/1943

Comando/gestione del campo: Maggiore Montanelli (maggio – ottobre 1941); Tenente Colonnello L. Lanza (aprile – settembre 1943)

Cronologia:
Maggio 1941 entra in funzione il campo di Prato Isarco.
Giugno 1941 arrivano i primi prigionieri britannici.
25 Ottobre 1941 il campo viene chiuso.
Aprile 1943 con il n. 118 Prato Isarco viene riattivato come campo base di lavoro.

Presenza dei prigionieri alleati nel campo di Cornedo dell’Isarco

Data Generali Ufficiali Sottufficiali Truppa TOT
31.5.1943     2 512 514
30.6.1943     2 512 514
31.7.1943     2 582 584
31.8.1943     3 613 616
 

Storia del campo

Il campo di Prato Isarco, o in alcuni documenti indicato come Campo Tires dal nome della vicina stazione ferroviaria, in provincia di Bolzano venne istituito riadattando il fabbricato in disuso dell’ex birreria Blumau. L’edificio verso la fine del 1939 era stato acquistato del Ministero dell’interno. Dopo alcuni lavori di adeguamento fu ufficialmente aperto per poter ospitare i prigionieri di guerra jugoslavi all’inizio del maggio 1941. Quello che successivamente sarà identificato con il n. 118, funzionerà in un primo periodo (maggio - ottobre 1941) come campo di concentramento per sottufficiali.
Il 4 maggio 1941 dal campo di transito di Gorizia arrivano i primi 482 prigionieri di nazionalità serba. Anche in seguito alla denuncia della Croce Rossa che tra di essi vi erano anche alcuni civili, gran parte dei militari serbi furono trasferiti in altre strutture e nel luglio successivo al loro posto arrivarono i prigionieri britannici. Si trattava di 380 britannici e 513 australiani. Tra di essi vi erano anche alcuni indiani e appartenenti ad altre nazionalità dei domini britannici. La loro presenza, in particolare dei sikh con i loro turbanti, i lunghi capelli e le folti barbe, provocavano la curiosità degli abitanti del luogo che spesso si aggiravano nei d’intorni del campo per poterli vedere. Attirati dalla presenza dei prigionieri dai costumi così particolari, nei fine settimana numerose persone arrivavano appositamente a Prato Isarco perfino da Bolzano.
Questa situazione fu segnalata da un anonimo alle autorità. Nella denuncia si sottolineava come la località fosse diventata un centro per la propaganda a favore degli alleati anche grazie al fatto che questi ricevevano molti pacchi viveri dalla Croce Rossa con dentro vestiario, varie ghiottonerie e perfino il caffè che oramai era introvabile.
Inizialmente non furono presi provvedimenti, ma la presenza dei prigionieri britannici continuava ad essere sempre più un forte richiamo per la gente. Vista la particolare situazione in cui si trovava quella provincia, dove dal 1939 gli abitanti potevano scegliere se optare in favore della Germania nazista, al prefetto di Bolzano venne impartita la disposizione di indagare su quello che realmente stava accadendo a Prato Isarco. Il 14 ottobre il prefetto stila una relazione per il Ministero dell’interno nella quale mette in evidenza come, seppure a nessuno era consentito di poter entrare all’interno del campo, tutti potevano osservare i prigionieri dalla adiacente strada nazionale. Inoltre riferì che la popolazione era impressionata dalla quantità di pacchi che venivano recapitati ai prigionieri e dal loro contenuto: “cioccolato, tè, miele, zucchero, biscotti, estratto di carne in scatola, salmone, burro margarinato, latte condensato, oltre a un pacchetto di 50 sigarette”. Pertanto lo Stato Maggiore dell’Esercito decise lo scioglimento del campo ordinando che i prigionieri australiani e dei domini fossero trasferiti al campo di Gruppignano (UD), i 300 inglesi in quello di Sulmona (AQ) e i rimanenti prigionieri inglesi in quello di Capua (NA).
Alla fine di ottobre il campo viene completamente sgomberato e chiuso.
All’inizio del 1943 sarà riattivato come campo contumaciale per i militari italiani reduci dalla Russia. Nel marzo del 1943 viene decisa la sua riapertura come campo base di lavoro per i prigionieri britannici e gli viene assegnato il n. 118.
In poco più di quattro mesi di attività, il campo di Prato Isarco sarà utilizzato come sede amministrativa e disciplinare per i costituendi distaccamenti di lavoro. In questo periodo vi saranno inviati oltre 500 prigionieri britannici, molti dei quali probabilmente sudafricani, e nell’ultimo periodo 449 jugoslavi. Non abbiamo notizie certe in quali lavori siano stati impiegati. In un documento viene segnalato che il 3 maggio erano stati costituiti dei nuclei di lavoro presso lo stabilimento della Montecatini nella zona industriale di Bolzano a Oltreisarco.
Nel dopoguerra la struttura dell’ex birreria è rimasta abbandonata, il 7 settembre 2919 il comune di Prato all’Isarco insieme ad alcune associazioni vi ha posto una targa per ricordare che durante la guerra fu utilizzata come campo di concentramento.

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