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PG 60 - Colle di Compito

Autore/i della scheda: Costantino Di Sante

Dati sul campo

Comune: Capannoni

Provincia: Lucca

Regione: Toscana

Ubicazione: Colle di Compito - Capannoni

Tipologia campo: concentramento

Numero convenzionale: 60

Numero di posta militare: 3200

Campo per: sottufficiali – truppa

Giuristizione territoriale: Difesa Territoriale di Firenze

Scalo ferroviario: Colle di Compito

Sistemazione: attendamento

Capacità: 4000

In funzione: da 07/1942 al 11/1943

Comando/gestione del campo: Colonnello Gravino Di Pietro (luglio – novembre 1942); Maggiore Nicolò Nocastro (agosto – settembre 1943)

Cronologia:
Luglio 1942 istituzione del campo attendato
2 settembre 1942, durante il secondo tentativo di fuga viene ucciso il prigioniero Sidney Fawcett
Novembre 1942 il campo viene chiuso

Presenza dei prigionieri alleati nel campo di Capannoni

Data Generali Ufficiali Sottufficiali Truppa TOT
1.8.1942     315 2150 2465
1.9.1942     427 3533 3960
30.9.1942   5 426 3536 3967
31.10.1942   5 413 3408 716
 

Storia del campo

Il campo di Colle di Compito viene istituito nel luglio del 1942 con degli attendamenti in una zona palustre. Nonostante l’ubicazione poco felice, in poco tempo raggiunse quasi le 4.000 presenze. A fine settembre su 3970 erano internati 2.224 erano inglesi, 1.737 sudafricani, 3 mediorientali, 2 indiani, 3 serbi e uno di nazionalità non specificata.
I delegati della Croce Rossa Internazionale che lo visitarono nello stesso periodo denunciarono le precarie condizioni in cui versava la struttura e la difficile situazione in cui erano costretti a vivere i prigionieri. Il campo risultava sovraffollato perché lo spazio a disposizione all’interno delle tende era limitato; non era stato predisposto un sistema fognario e i pagliericci dei materassi non erano mai stati cambiati da oltre 50 giorni nonostante questi poggiassero sulla nuda terra; ai prigionieri non erano state distribuite le lenzuola e nemmeno gli asciugamani, ma solo una coperta; i servizi igienici e l’infermeria erano inadeguati; sia i pacchi che la posta arrivavano con molto ritardo; non c’erano né libri, né giochi o attrezzi sportivi per il tempo libero.
Questa situazione era aggravata dalle condizioni del terreno, perché appena pioveva l’acqua ristagnava nonostante i prigionieri cercassero inutilmente di farla defluire scavando dei canali di scolo. Gli ispettori annotarono che, oltre agli insetti che infestavano il campo, si erano verificati diversi casi di malaria. In pochi giorni 180 prigionieri britannici si erano infettati ed erano stati ricoverati nell’ospedale militare di Lucca. Nel rapporto gli ispettori aggiunsero anche che durante la loro ispezione nel campo erano presenti due docenti di batteriologia e igiene intenti ad effettuare prelievi mentre, per evitare che la malattia potesse propagarsi, le finestre dell’infermeria erano state dotate di zanzariere.
Forse anche a causa della precarietà in cui erano costretti a vivere quattro prigionieri tentarono di evadere dal campo. Due furono feriti e ricoverati in ospedale mentre, il 2 settembre 1942, durante il secondo tentativo di fuga, uno dei due fuggitivi, il ventiquattrenne britannico Sidney Fawcett, fu ucciso da una sentinella.
Con l’arrivo delle prime piogge autunnali le condizioni del campo peggiorarono ulteriormente. Il fango, la mancanza di illuminazione e le tende non riscaldate, portarono i delegati della potenza protettrice, che lo visitarono a metà ottobre, a chiederne l’immediato sgombero prima dell’arrivo del freddo invernale.
La provvisorietà del campo e le difficoltà nella sua gestione erano ben conosciute dall’Ufficio prigionieri di guerra dello Stato Maggiore dell’Esercito che già dalla fine di agosto aveva previsto il suo ripiegamento per l’inverno. La decisione della sua chiusura fu presa verso la fine del mese di ottobre e il trasferimento dei prigionieri in altre strutture si concluse entro la metà del mese successivo. Le tende e tutto il materiale smontabile fu conservato perché non si deteriorasse in previsione di una sua possibile riapertura in primavera.
Il campo fu effettivamente riattivato nell’agosto del 1943 e a dirigerlo fu inviato il maggiore Nicolò Nicastro. Non abbiamo notizie se prima dell’8 settembre vi furono inviati dei prigionieri, molto probabilmente ciò non avvenne perché a quella data i lavori di ripristino non si erano ancora conclusi.
Il 10 settembre 1943 il colonnello Vincenzo Cione, che prima comandava il campo di Gravina, fu ucciso dai tedeschi a Colle di Compito. Non è chiaro se fosse stato destinato, in previsione della sua riapertura, a dirigere il campo n. 60.
Dopo l’armistizio il campo fu saccheggiato dalla popolazione locale. Verso la fine del novembre 1943 fu in parte riattivato dalla Repubblica Sociale Italiana per l’internamento dei civili. Dopo alcuni lavori di ristrutturazione eseguiti dalla ditta Vincenzo Vannucchi di Lucca il campo poteva ospitare dalle 250 alle 300 persone. La sorveglianza e la gestione fu affidata alla Guardia Nazionale Repubblicana e al Battaglione T. M. “Mirio Ferrari” e vi furono internati politici, ebrei e detenuti comuni. Nel giugno 1944, in seguito ad un mitragliamento, il campo fu definitivamente chiuso e gli internati trasferiti a Bagni di Lucca.

Fonti archivistiche

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