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PG 52 - Pian di Coreglia

Autore/i della scheda: Costantino Di Sante

Distribuzione del rancio al campo di concentramento n. 52 di Pian di Coreglia (GE) - Archivio AUSSME, Fototeca 2 Guerra Mondiale Italia 507/640

Dati sul campo

Comune: Coreglia Ligure

Provincia: Genova

Regione: Liguria

Ubicazione: Pian di Coreglia - Coreglia Ligure

Tipologia campo: concentramento

Numero convenzionale: 52

Numero di posta militare: 3100

Campo per: sottufficiali – truppa

Giuristizione territoriale: Difesa Territoriale di Genova

Scalo ferroviario: Chiavari

Sistemazione: attendamento, baraccamento

Capacità: 3000

In funzione: da 10/1941 al 08/09/1943

Comando/gestione del campo: Colonnello Oreste Celsi (ottobre 1941 – aprile 1942); Colonnello Dino Castelli Taddei (maggio 1942 – settembre 1943)

Cronologia:
Ottobre 1941 viene aperto ufficialmente il campo di Pian di Coreglia
4 dicembre 1941 arrivano 476 prigionieri britannici dal campo di Capua (NA)
11 dicembre 1941 arrivano da Torre Tresca (BA) 63 prigionieri inglesi di cui 52 di truppa e 9 ufficiali
I9 gennaio 1942 arrivano 38 prigionieri indiani e sudafricani dal campo n. 85 di Tuturano (BR)
21 gennaio 1942 arrivano dal campo n. 85 di Tuturano (BR) 23 prigionieri (australiani, neozelandesi e indiani)
31 gennaio 1942 arrivano dal campo 98 di Castelvetrano (TP) un sottufficiale e 17 militari di truppa di nazionalità australiana
1º febbraio 1942 arrivano dal campo n.66 di Capua (NA) 438 prigionieri di cui 436 neozelandesi e 2 australiani
4 febbraio 1942 provenienti dal campo n.66 di Capua (NA) arrivano 334 prigionieri sudafricani
10 marzo 1942 arrivano 136 prigionieri dei quali 17 sudafricani, 44 neozelandesi, 3 australiani, 71 prigionieri inglesi e un polacco provenienti dal campo n.66 di Capua (NA)
19 giugno 1942 sono scoperte delle gallerie sotto alcune baracche
Maggio 1943 viene istituito un distaccamento di lavoro a Rivarolo (GE)
12 giugno 1943 viene istituito un distaccamento di lavoro presso l’azienda agricola S.I.A.C. di Mignago (GE)

Presenza dei prigionieri alleati nel campo di Coreglia Ligure

Data Generali Ufficiali Sottufficiali Truppa TOT
1.3.1942 1 266 2334 2601
1.4.1942 1 259 2302 2562
1.5.1942 1 270 2415 2686
1.6.1942 2 246 2488 2736
1.7.1942 2 246 2341 2589
1.8.1942 2 285 2551 2838
1.9.1942   4 287 2591 2882
30.9.1942   5 295 2212 2512
31.10.1942   5 374 2228 2607
30.11.1942   5 454 2589 3048
31.12.1942   5 404 3057 3466
31.1.1943   5 441 3003 3449
28.2.1943   4 440 2994 3438
31.3.1943   4 422 2872 3298
30.4.1943   3 424 2628 3055
31.5.1943   3 423 2315 2741
30.6.1943   4 664 2847 3515
31.7.1943   2733 2733
31.8.1943   8 730 2563 3301
 

Storia del campo

Il campo attendato di Piani di Coreglia fu costruito dal Genio militare della caserma Caperana di Chiavari in un terreno vicino al torrente Entella. Nell’ottobre 1941 entrerà ufficialmente in funzione. Nel corso del conflitto si procederà gradualmente a trasformarlo in un campo baraccato.
In una relazione del 4 luglio 1942 della Prefettura di Genova alla Direzione Generale di Sanità Pubblica del Ministero dell’Interno, il campo veniva così descritto:

1) Il campo è costituito da n° 42 baracche, a uno o due piani, adibite a dormitorio, i cui letti sono a castelletti in legno biposto. Lo stato delle baracche è ottimo.
2) Il numero dei prigionieri, attualmente presenti nel campo, è di 2.742, tra inglesi, australiani, neozelandesi e Sud Africani.
3) I prigionieri sono forniti di vestiario e di indumenti personali, in discrete condizioni.
4) La razione alimentare è uguale a quella distribuita al nostro soldato in guarnigione, e il rancio è confezionato dai prigionieri stessi. Ogni prigioniero riceve inoltre regolarmente due pacchi alla settimana, dalla Croce Rossa Internazionale contenenti scatole di sostanze alimentari in conserva.
5) La cucina, situata al lato sud del campo è in muratura ed è dotata di numerosi ed ampi fornelli, dove vengono applicate le grosse marmitte per la cottura degli alimenti. Il refettorio è coperto da tettoia abbastanza ampia per ospitare tutti i prigionieri e dotato di tavole e sgabelli in quantità sufficienti.
6) L’approvvigionamento idrico del campo è dato da uno dei tre pozzi costruiti tempo addietro nella zona, i quali dovevano fornire acqua al Comune di S. Margherita Ligure. L’acqua sottoposta ad esame chimico batteriologico è risultata potabile. L’acqua mediante pompe azionate da motori elettrici, viene spinta in serbatoi sopra elevati, da dove viene distribuita con condutture ai vari servizi nella quantità sufficiente al bisogno.
7) Le latrine, in numero di due sono situate a un lato del campo in vicinanza del torrente, e sono costruite in muratura con copertura in Eternit, muri perimetrali alti cent. 160 e vari ingressi frontali. Esse hanno un totale complessivo di novanta posti, con paratie di separazione per ciascun posto e poggiapiedi in ardesia.
Sono state costruite recentemente anche alcune latrine notturne fisse, in vicinanza di detti gruppi di baracche.
8) I lavatoi sono situati a monte delle latrine e sono provvisti di acqua che è erogata da tubi a pioggia, e che cade sulla base dei lavatoi stessi costruiti in cemento e pietrame.
9) L’infermeria è situata in una vecchia casa di campagna sita a circa 300 metri dal campo. Al pian terreno di essa vi sono i locali per le visite di ambulatorio e per le sale di aspetto, al piano superiore vi sono 9 camere per ricovero ammalati con 35 posti letto (brande di casermaggio), e inoltre un piccolo reparto di isolamento composto di due camere e provvisto di acqua corrente e di latrina separata. Tutti gli ambienti sono imbiancati a calce.
10) In altri locali a pianterreno annessi all’infermeria è impiantato il servizio di bonifica personale, con numero adeguato di bagni a doccia, una camera per spogliatoio, una camera per vestizione, una camera per la solforazione e cianidrizzazione. Con una stufa Giannolli si provvede alla disinfezione e disinfestazione degli indumenti personali e letterecci e una caldaia fornisce acqua calda ai bagni.
Lo stato di pulizia personale dei prigionieri è buono.
Lo stato di salute dei prigionieri è ottimo. Infatti i ricoverati all’infermeria alla data odierna, essendo dieci (forme reumatiche, bronchiali, lievi lesioni chirurgiche, nessuna malattia infettiva) ne risulta una percentuale di morbilità di appena 0,37%. Il numero dei prigionieri che chiede visite in ambulatorio è di circa 20 o 30 al giorno.
Lo stato di pulizia generale del campo è buono.


Che le condizioni igienico sanitarie del campo fossero discrete veniva confermato anche dalle relazioni del medico provinciale e dalla direzione di sanità militare che lo visitò più volte. Mentre meno entusiastiche erano le considerazioni dei delegati della potenza protettrice che segnalarono alcune deficienze sull’organizzazione e delle carenze strutturali: mancava un sistema di drenaggio delle acque, lo spazio esterno per le attività ricreative era insufficiente e i dormitori non erano riscaldati.
Nonostante queste mancanze, le condizioni di vita dei prigionieri furono buone. La gestione della corrispondenza era ben organizzata, le cucine funzionavano ottimamente, la quantità di cibo era adeguata, vi si svolgevano corsi di istruzione (“dalla matematica elementare alla filosofia e alla metallurgia”) e vi erano una compagnia teatrale, un gruppo concertistico e tre bande musicali. Lo spaccio del campo era gestito dagli italiani e i profitti erano destinati al benessere dei prigionieri.
A partire dall’autunno 1942, alcuni prigionieri furono destinati ai lavori agricoli in alcune aziende della zona. Nella primavera successiva parte dei prigionieri saranno inviati in diversi campi di lavoro. A Rivarolo (oggi quartiere di Genova) un gruppo di prigionieri dipendenti dal campo n.52 furono impiegati in diversi lavori: nella costruzione di un ponte, nel montaggio di impalcature, nella preparazione di materiali da costruzioni e nello scavo delle fondamenta di un fiume (probabilmente del Polcevera).
Il 12 giugno 1943, un distaccamento di lavoro, composto da 50 sudafricani, fu attivato presso l’azienda agricola S.I.A.C. di Mignago (GE).
Il campo di Pian di Coreglia continuerà a ricevere prigionieri provenienti dai campi dismessi dell’Italia meridionale e a distribuirli nei distaccamenti di lavoro fino all’armistizio dell’8 settembre 1943. Nei giorni seguenti gran parte di essi riusciranno a fuggire e alcuni a raggiungere la Svizzera.
Dopo la fuga dei prigionieri la struttura rimarrà vuota fino al dicembre 1943 quando sarà riutilizzata dalla Rsi come campo provinciale per l’internamento degli ebrei. Il 20 gennaio 1944 partirà l’ultimo gruppo dei 29 ebrei che vi furono reclusi in quel periodo. Risulta che tutti siano stati sterminati ad Auschwitz. Tra il giugno e il luglio 1944, dopo l’irruzione dei partigiani della zona, il campo fu definitivamente chiuso.
Nel dopoguerra le baracche furono distrutte. Il 21 gennaio 2002, nell’area dove sorgeva il campo, è stata messa una lapide in ricordo delle vittime.

Fonti archivistiche

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